Gli scarti derivanti dall’industria lattiero casearia sono, certo, fra i più impattanti in termini di sostenibilità ambientale.

Un effetto negativo che viene amplificato dai metodi di produzione impiegati: con un ampio ricorso a sostanze chimiche e un’emissione massiccia di CO2.

Sono aspetti che rendono la produzione lattiero casearia una delle più inquinanti nel mezzo della nostra filiera produttiva.

Come intervenire in proposito?

Scarti industria lattiero casearia: una produzione solida

Soprattutto nel nostro Paese, la tradizione dell’industria lattiero casearia è molto solida, e la produzione massiccia di scarti è inevitabile.

Si pensi che, solo in Italia, il settore vale oltre 15 miliardi di euro: le imprese ammontano a 3.535, con più di 44.000 addetti.

Tuttavia, non si tratta soltanto del territorio italiano, dove la produzione di latte è di 8 tonnellate l’anno.

La richiesta di prodotti lattiero caseari è molto consistente anche all’estero, con grande importazione di latte e derivati.

Basti considerare che, nel 2018, la produzione di latte crudo nel territorio europeo raggiungeva 172,2 milioni di tonnellate.

Vi sembra troppo?

In Europa il settore dell’industria lattiero casearia è uno dei più proficui della filiera agricola.

Fattori come l’incremento demografico e l’aumento di reddito hanno contribuito a impinguare la richiesta di questi prodotti.

Scarti industria lattiero casearia: dove finisce il latte prodotto?

Buona parte del latte prodotto viene indirizzato all’alimentazione dei suini.

Di regola, è trattato come rifiuto speciale non pericoloso (D.Lgl. 22/1997, DM 125/06); non manca, però, una buona parte di latte smaltita tramite scarichi illegali.

Scarti prodotti lattiero caseari: danno ambientale

Ma da cosa dipende il danno ambientale legato alla produzione lattiero casearia?

Innanzitutto, occorre considerare che non è soltanto una questione di scarti, bensì di tutto il meccanismo intrinseco ai sistemi di produzione.

Sappiamo, per esempio, che la produzione di questi prodotti è responsabile per il 4% della produzione di gas serra.

Altra questione è quella del packaging, che fa ricorso quasi sempre a materiale plastico.

Infine, le sostanze chimiche adoperate -nelle attività di vaccinazione, sterilizzazione, irrorazione e pulizia- sono davvero tante.

Scarti prodotti lattiero caseari: le acque reflue

Probabilmente, il pericolo maggiore è costituito dalle acque reflue.

Si pensi che, per ogni litro di latte, vengono prodotti 2,5 litri di acque reflue.

Ma da cosa derivano essenzialmente?

Le fonti sono diverse:

• il lavaggio degli scarichi di apparecchiature dedicate alla lavorazione di latte e derivati: formatrici, polivalenti, pastorizzatori, doppi fondi;

• la purificazione dei mezzi di trasporto del latte, dei prodotti di confezionamento e delle vasche di stoccaggio;

• La pulitura delle aree di produzione di prodotti lattiero caseari: banchi di lavoro, apparecchiature per il trattamento termico.

Cosa fare con le acque reflue?

Non è che le acque reflue contengano propriamente degli agenti tossici; tuttavia, a causa dei loro depositi organici, non possono essere scaricati direttamente nei bacini idrici.

Uno degli effetti più devastanti, da questo punto di vista, è quello dell’eutrofizzazione: crescita abnorme di alghe, che riducono la luce e il livello di ossigeno delle acque.

I pericoli rappresentati dagli scarti lattiero caseari hanno dato origine a numerose iniziative e start up, con la proposta di soluzioni su più fronti: confezionamenti con materiale ecosostenbile e fertilizzanti ricavati dalle acque reflue.

Le acque, di regola, vanno smaltite in appositi impianti di depurazione: questo affidandosi a professionisti esterni.

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Qui la lista dei rifiuti di cui ci occupiamo, di cui anche gli scarti di prodotti lattiero caseari.